martedì 11 marzo 2008

Tarquinia: la tomba della fustigazione



Si tratta di una tomba a camera unica, con volta spiovente ed ampio columen centrale. Risale alla fine del VI secolo A.C. Un'ampia fascia policroma, immediatamente al di sotto della volta, corre tutt'intorno alle pareti, al centro delle quali troviamo tre finte porte dell'aldilà. I suoi cicli pittorici, fortemente deteriorati, sono distesi negli spazi delimitati dagli angoli delle pareti e dai montanti esterni delle tre finte porte.

Anche in questa tomba sono raffigurati due gruppi erotici. Il più interessante, e meglio conservato, è quello dipinto nel primo riquadro della parete di destra. Si tratta di un soggetto che sarebbe molto piaciuto a De Sade e che anticipa di almeno duemila anni le tematiche del "divino marchese".

Abbiamo tre persone completamente nude, due uomini e una donna. La donna è in piedi, in mezzo ai due uomini, piegata su se stessa e in posizione oltremodo lasciva: offre il suo posteriore all'uno e nel contempo pratica una fellatio all'altro. Il primo uomo, in piedi e in stato itifallico, la penetra ex retro accostandola a sé con la mano destra. La mano sinistra, invece, è sollevata in alto e impugna una verga o bacchetta, con la quale si appresta a colpire la donna (da qui il nome della tomba). L'altro uomo sembra anch'egli in procinto di colpire, ma con le nude mani, il deretano della donna: solleva infatti la mano destra sopra di lei mentre con la sinistra le trattiene la testa all'altezza del suo membro.

Il gruppo descritto, come si diceva, è alquanto deteriorato: tuttavia il busto, la testa, le braccia e le mani dei personaggi maschili, evidenziati dalla linea di contorno, risaltano con sufficiente nettezza; notevole è anche l'espressione compiaciuta che si legge sui loro volti. La donna invece è appena abbozzata: priva di qualsiasi connotato che possa fornirci una qualsiasi indicazione di carattere psicologico, è presentata semplicemente come una macchina per procurare piacere.

Va sottolineata l'estrema originalità del soggetto rappresentato: non se ne trova uno simile, per quanto a nostra conoscenza, in tutta la pittura antica. Questa è infatti l'unica scena a sfondo sadico tra persone consenzienti e con finalità erotiche che ci è mai capitato di incontrare.

Una curiosità: nelle figure affrescate sulla parete, notevolmente più grandi rispetto a quelle della tomba dei tori che occupavano semplicemente il fregio superiore, i punti per così dire "strategici", quelli cioè in cui si consuma l'atto sessuale, sono palesemente offuscati (si direbbe "sporcati") da grandi macchie nere. Due, a nostro avviso, le possibili ragioni: può darsi che un antico censore abbia voluto deliberatamente coprire quelle "vergogne" o, più probabilmente, le macchie sono state prodotte dai tanti visitatori che nel corso di molti lustri, con spirito goliardico o scaramantico, hanno toccato o sfiorato con le mani quei punti, tanto da comprometterne la leggibilità. Bisogna infatti ricordare che fino a non molti anni fa i visitatori, a piccoli gruppi e accompagnati da un custode, potevano entrare fin dentro le camere sepolcrali. E a quel punto la tentazione "di toccare con mano" poteva essere forte…

Come si diceva, troviamo nella tomba un secondo gruppo erotico, ormai pressochè "evaporato" e quasi inintelligibile. Si tratta ancora una volta di due uomini e una donna, nudi e in piedi. La donna è stretta in mezzo ai due uomini, in modo tale da essere posseduta contemporaneamente da entrambi. Le cattive condizioni di conservazione dell'affresco non ci consentono una lettura più esaustiva.

Quanto infine alla possibile interpretazione di questi cicli pittorici non ci sembra che possano prospettarsi particolari dubbi: gli affreschi vogliono semplicemente esprimere la gioia del sesso, la beatitudine del godimento erotico, l'esaltazione e il tripudio dei sensi. Il proprietario del sepolcro era evidentemente un gaudente, un libertino ante litteram che ha voluto portarsi nell'aldilà le cose che tanto lo appassionavano in vita.

tratto da: http://www.canino.info/inserti/monografie/etruschi/eros_etruschi/eros_etruschi_3.htm

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