sabato 1 marzo 2008

La sguattera di Dolceglicine



Trascorro il mio tempo migliore tra le mura di casa con lo straccio da spolvero e la granata a simulare danze randagie nel silenzio di un pianto perenne. E’ doloroso, molto, non essere compagna a nessuno col peso di un amore che non c’è e non verrà, perché sento che non verrà, mai più, per me. Verso lacrime anche nel soffritto e intanto sogno. E nel sogno mi accontento di essere come una bestiolina accoccolata sulle tue ginocchia a godermi lisce carezze nel leccarti una mano o succhiarti la parte interna del gomito quasi a volermi nutrire di te. Nelle fredde sere sogno di essere caldo manicotto per le tue mani fredde e amica muta ad ascoltare le tue pene. Mi accontenterei anche se non fosse sogno perché non ho memoria della passione, della dolcezza di un bacio, di un gesto di mano ad assorbire una lacrima del mio viso tra le tue mani e occhi negl’occhi a comunicare fiducia, sostegno, tenerezza e parole silenti d’amore. Non ho memoria d’intrecci di mani per un coraggio reciproco, per un desiderio crescente né di teste abbandonate su spalle accoglienti e dispetti giocosi a solleticar risate allegre. Questo dolore è più grave di una condanna che di quella si conosce l’esito. Tutti i giorni a me sono fatali quando ad ogni alba vedo già il tramonto delle mie speranze. E mentre lavo i piatti penso che anche l’amore, per forza, deve avere le sue sguattere.

da http://www.ewriters.it/leggi.asp?Racconto=F15678.txt
immagine: La sguattera - Giuseppe Maria Crespi, 1710 - Olio su Tela - Oil on Canvas

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