venerdì 2 dicembre 2011

martedì 29 novembre 2011

Il Teatro della Crudeltà

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giovedì 24 novembre 2011

Gender Connections



L'uomo è come il Bluetooth:
quando sei vicina si collega a te ma appena ti allontani cerca altre connessioni...

La donna è come il WiFi:
vede tutti i collegamenti disponibili ma si collega a quello migliore.

dal blog di Domenique von Sternberg http://blog.domenique.ch/

domenica 20 novembre 2011

Fetish Roadmap

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mercoledì 26 ottobre 2011

Bicicletta SSC? Da rottamare.



Per quanto mi riguarda SI,
il SSC -Sano Sicuro Consensuale- è un vecchio catorcio arrugginito da rottamare o che nel migliore dei casi può andare in cantina accanto allo slittino di legno.

SSC serve alla 'casalinga di Voghera'?
Per le persone comuni che non conoscono il bdsm il problema non si pone, se non sanno cosa sia BDSM tanto meno conosceranno il SSC; peraltro il giudizio dell'uomo della strada mediamente è anche piuttosto tollerante ed evoluto, lasciando a ciascuno libertà di praticare quello che più piace nella propria intimità; se invece qualcun'altro mi considera un malato quando gli dico che mi faccio frustare, questo non cambierà certo idea se gli dico che lo faccio in modo SSC!

SSC serve ai tribunali?
Nel contesto normativo giuridico e nelle sentenze dei magistrati non credo che si parli esplicitamente di SSC al fine di discernere e sentenziare colpevole da innocente.

SSC serve ai giornalisti?
Il concetto SSC raramente è passato sui mezzi di comunicazione di massa che saggiamente parlando di sadomasochismo -visto che anche l'acronimo BDSM è ostico e poco usato- richiamano il più delle volte solo il "gioco consensuale".
Quindi fuori dal mondo dei praticanti bdsm si evidenzia solo il concetto di consensualità, omettendo quasi sempre il sano ed il sicuro: questo anche perché sui (tele)giornali si parla di bdsm quasi sempre per tragedie come quella recente di Roma ed in questi casi parlare di pratica sana e sicura non avrebbe senso, sarebbe una stridente contraddizione in termini smentita dal fatto avvenuto.

SSC serve ai praticanti BDSM?
Secondo me non serve recitare il mantra del SSC come un rosario sadomaso, perlomeno credo che a me non serva: perché io sono tenuto a rispettare le leggi dello stato italiano, perché ogni mia azione quotidiana, anche quando mi faccio un caffè con la moka, è improntata al buonsenso ed al rispetto (del prossimo oltre che di me stesso) e guidata da responsabilità e senso morale.

Il patentino SSC non capisco a cosa mi serva quando faccio BDSM.
Io salgo e scendo le scale in modo SSC, attraverso la strada SSC, respiro e bacio in modo SSC, vado in auto rispettando il SSC, quando cammino e gioco a golf lo faccio in modo SSC, uso internet e forum in modo SSC, nuoto al mare e faccio escursionismo in montagna rispettando il SSC...
ma è implicito che lo faccio in modo sano sicuro consensuale, non ho bisogno di ripeterlo e scriverlo ogni volta!

Ogni mia azione quotidiana è, o dovrebbe essere, SSC.
Normalmente.
E il BDSM per me è normalità e come tale è implicito che venga praticato in modo lecito.

Il modulo SSC da compilare è utile come chiedere ai compagni di viaggio in treno di firmare il consenso al trattamento dei dati sulla privacy prima di fare quattro chiacchiere con loro... suvvia!

Sbandierare il SSC credo sia anche mostrare una grande insicurezza, come dire di punto in bianco ad uno sconosciuto: "Sa, io non sono un malato pericoloso delinquente".

Perché devo discolparmi di cose che non mi appartengono?

Credo che con il SSC i praticanti BDSM si siano rinchiusi in un ghetto che forse in passato aveva un'utilità difensiva ma oggi è anacronistico e controproducente perché il concetto ssc parte dal riconoscimento sotteso che le pratiche sadomasochistiche non siano né sane, né sicure né consensuali.

Credo che il SSC sia una scorciatoia assolutoria con la quale si cerca di legare A PRIORI ogni pratica bdsm etichettata ssc alla liceità e bontà della stessa.
il fatto non è tanto scontato: che il mio bdsm sia sano, sicuro e consensuale non serve a nulla che io lo dichiari a priori, piuttosto lo devo dimostrare ogni volta nei fatti... e questo vale per il gioco bdsm come per la guida della bicicletta... per dimostrare che guido SSC l'unico modo è non cadere per terra, non avere incidenti;
l'etichetta SSC aprioristica quando io non sapessi guidare la bici o fare sadomaso può diventare pericolosa perché mi autorizza a trascurare la costante e sistematica applicazione del buonsenso, perché a priori io guido ssc...

ma l'unica certezza avviene A POSTERIORI:
ho guidato la bici SSC quando non sono caduto per terra.
Ho fatto sadomaso SSC quando non ho causato incidenti.

Noi sadomasochisti non abbiamo una Costituzione diversa dagli altri cittadini: dunque a decidere sulla liceità e bontà delle mie azioni, tutte le azioni nessuna esclusa, non è un patentino SSC che mi rilascio da solo o con l'avvallo di una fantomatica 'comunità bdsm' ma ci sono le leggi dello stato che giudicano i miei atti.

Possiamo riporre quel buffo aggeggio dell'SSC in cantina insieme alle manette col peluche rosa e preoccuparci di insegnare le pratiche sicure per giocare e divertirsi senza farsi (troppo) male?
Forse è meglio.

mercoledì 12 ottobre 2011

Il giuoco delle perle di vetro
di Hermann Hesse





Nel romanzo piuttosto enigmatico che Hermann Hesse pubblicò in Svizzera nel 1943 col titolo Il giuoco delle perle di vetro, incontriamo il nome di Castalia fin dalle prime righe. Esso designa, nello stesso tempo, un luogo, una cittadella, ma anche un’organizzazione utopica. È, insieme, spazio e legame sociale, che tendono a coincidere.
Le vicende del romanzo sono ambientate nel 2400 e Castalia, pur essendo la sede in cui si compiono i riti degli iniziati al gioco delle perle di vetro, è anche la meta irraggiungibile (perché la meta – insegnano i romanzi di Hesse – è sempre l’inizio) alla quale tendono anche i Pellegrini d’Oriente di un racconto coevo, intitolato Il pellegrinaggio in Oriente, ambientato in Ticino (precisamente a Morbio Inferiore).

Castalia, il luogo in cui gli iniziati al gioco delle perle di vetro risiedono, è avvolto in un alone di utopia e, dal punto di vista letterario, è la contaminazione di alcune suggestioni letterarie (come per esempio la «provincia pedagogica» di Goethe) e la proiezione di un desiderio ideale, che ha come aspetto positivo il concretizzarsi di una pratica basata sul gioco – un gioco fantastico, ma non caotico, basato su ferree regole matematico-musicali – che è il gioco della scrittura. Castalia è il luogo dove gli iniziati al gioco tengono viva la memoria culturale, chi semplicemente combinando le perle-idee secondo la tradizione, chi invece dando vita ad accostamenti nuovi.

Dal punto di vista della genesi storica del romanzo di Hermann Hesse, Castalia (che letteralmente vuol dire Paese di castità) si contrappone alla Germania nazista simbolo di barbarie; ma nelle intenzioni dell’autore è l’Oriente, è il «Dappertutto e l’In-nessun-luogo», è la proiezione utopica di quei valori spirituali, dove gli opposti convivono, dove, mediante il gioco (l’elemento rituale) e l’invenzione (l’elemento creativo) si può compiere la via per sentirsi parte di un ordine cosmico.

Il protagonista del romanzo Joseph Knecht, studiando la storia, si accorge che Castalia e il gioco delle perle di vetro sono destinati a scomparire, tanto grande è il contrasto fra il mutevole mondo esterno e il perfetto ma statico mondo di Castalia. Così come Knecht ritiene quindi necessario inserire Castalia nel mondo (...)

Testo tratto da www.castalia.ch/casa/hesse.htm
Illustrazione di http://levyrasputin.deviantart.com

Qui c'è il PDF con il testo completo anche se consiglio la lettura del vecchio caro libro fatto di carta e inchiostro.

Le genou de Claire


LE GENOU DE CLAIRE
Regia: Eric Rohmer; interpreti: Jean-Claude Brialy (Jérôme), Aurora Cornu (Aurora), Laurence de Monagham (Claire). Origine: Francia. Anno: 1970. Durata: 105 mn.

Jérôme sta per sposarsi. Passa le sue ultime vacanze da scapolo ad Annecy. Al lago, si scopre sensibile al fascino di una giovane, Claire. Prova il desiderio irrefrenabile di toccarle le ginocchia. Il quinto episodio dei Contes moraux gira tutto intorno ad una curiosa ossessione anatomica. Perché le ginocchia ? È proprio la modestia dell'oggetto del desiderio – né il più nascosto né inaccessibile d'un corpo, non il più cantato dai poeti – a sottolineare tutti i pudori e i limiti che Jérôme mette a se stesso. E come proprio questi limiti, impongano alla sua mente un continuo esercizio atletico per scavalcarli senza essere disarcionati dal proprio superIo.

mercoledì 21 settembre 2011

Parafilia? Un concetto prescientifico


Non mi addentro in campo a me ignoto se non per segnalare che anche fra gli addetti ai lavori ci sono divergenze sul concetto di parafilia:

Erwin J. Haeberle
"PARAFILIA"
UN CONCETTO PRESCIENTIFICO
Alcuni commenti ad un dibattito corrente Tradotto in italiano da Peter Boom

(...)
Brevemente: Con fattori culturali che giocano un ruolo così importante bisogna stare molto attenti quando si tenta di stabilire criteri diagnostici "obiettivi" per ordine o disordine nel comportamento sessuale umano. Ciò non significa che gli psichiatri non possano e non debbano intervenire in certe situazioni concrete. Ma essi saranno più in grado di farlo effettivamente se rinunciano a dubbie affermazioni e pronunciamenti assoluti basati su convinzioni morali non riconosciute.

Con ciò arriviamo ora ai termini "parafilia" e "disordine": Posso solo ripeterlo: Sono termini prescientifici e tali rimarranno per sempre. Naturalmente, quando F.S. Kraus creò più di cento anni fa il termine "parafilia", aveva le migliori intenzioni.

Ma, come io sostengo, non si può continuare così. "Parafilia" e "disordine" sono giudizi di valore negativo e non la descrizione obiettiva dei fatti. Gli psichiatri non fanno alcun favore a loro stessi continuando ad adottare questi termini moralistici. Se desiderano rispetto nel futuro farebbero bene a cercare espressioni nuove e più neutrali. Non voglio essere pignolo o negativo. Ritengo soltanto che i miei stimati colleghi, accurati e seri come sono e guidati dalle più nobili motivazioni, stiano lottando per una causa persa.

Ritengo che il vero problema qui è nel concetto stesso di parafilia. Non c'è scampo: E' e rimarrà sempre un termine essenzialmente ideologico. Non è una descrizione neutrale di qualcosa, ma un giudizio morale negativo. Non serve di separarlo in parafilia e disordine parafiliaco!
(...)
In altre parole: Tutte le persone che usano il termine "parafilia", con questo pretendono indirettamente di sapere che cosa è giusto o sbagliato nel comportamento sessuale umano. La stessa cosa vale per la parola "disordine". Ripeto, chi pronuncia queste parole pretende di essere a conoscenza dell'ordine unico e corretto.
(...)
In conclusione: Noi nel mondo sessuologico dovremmo, una volta per tutte, eliminare i termini moralistici e prescientifici "parafilia" e "disordine". Dovremmo invece preoccuparci dei comportamenti che causano angoscia o danni alle persone implicate e/o causano danni ad altri.
(...)

Chi è interessato può leggere il testo integrale qui:
http://www2.hu-berlin.de/sexology/BIB/parafileh.htm

venerdì 12 agosto 2011

Happy Ending?



in trattoria l'ammazzacaffé lo offre la casa...

martedì 2 agosto 2011

martedì 5 luglio 2011

Castle, The Mistress Always Spanks Twice

Scomparso il tenente Colombo oggi sullo schermo imperversano CSI e Castle che usano spesso come locations dungeons e come interpreti affascinanti dominatrici.
Dopo le Casalinghe Disperate sul grande schermo avremo anche le Padrone Incazzate?



source: http://blog.domenique.ch

domenica 19 giugno 2011

Addestramento di una sissymaid

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lunedì 13 giugno 2011

French Maid Marilyn


French Maid Marilyn Monroe style with fishnet.


Marilyn Monroe Domina with Riding Crop


Marilyn Monroe Dominarix with Riding Crop

venerdì 10 giugno 2011

Golden Shower Wallpaint Art


Contemporary femdom art pissing fantasy found in a restroom.

Bondage Warriors: Vogue Japan by Steven Klein



Published by Vogue Japan Homme
Photographed by Steven Klein / Styling Nicola Formichetti / Models Anthony Gallo,Colby Jamar, Doug Porter, Jason Morgan, Oraine Barrett, Ryan Koning and Travis Hanson at Major, Stephen Novok at Request / Production Tracy Whiting at North6

giovedì 9 giugno 2011

DominaMobil



Risale al 2009 questa chicca: una dominatrice tedesca Lady Lee ha adattato un furgone a dungeon su quattro ruote, il DominaMobil, ora i clienti potranno farsi frustare in un 'anonimo' van. Mistress Lee dice: "I just bought a van and kitted out the interior with a complete S and M studio so my slaves don't have to visit me. It has everything you'd want - restraints, cages, gags, chains and whips. I like seeing men suffer. And most important of all, the van is completely soundproof so your neighbours will never know."

mercoledì 8 giugno 2011

Le déjeuner sur l’herbe: life is a picnic


Pepe Smit è un illustratore e fotografo olandese. Utilizza spesso se stesso come modello negli scatti fotografici e nelle riprese video. Nel 2010 ha girato un corto video chiamato Le déjeuner sur l’herbe - Life is a picnic.

http://www.pepesmit.com/recent_work_video_picnic.html

Tortura the sound of pain and pleasure




Tortura the sound of pain and pleasure: An evening with Marquis De Sade.

Tortura Vol. 1 – The Sounds of Pain and Pleasure… – A Factual Living Record of Discipline and Punishment. “Limited Collectors Edition” – 1965 – Label: Bondage Records
Ascolta Vol. 1 Track 11

Tortura No. 2 – The Sounds of Pain and Pleasure… – An Evening with the Marquis De Sade
“Limited Collectors Edition” – 1965 – Label: Bondage Records
Ascolta Torture Vol. 2 Track 3

lunedì 6 giugno 2011

Strapon Street Art


"As I was reading the comments one of the folks translated it as “This is my penance.” While this is correct, Hebrew words tend to have more than one meaning and the word “qafarti” can also be translated as “my heresy,” making the phrase mean “This is my heresy.” In traditional Jewish circles, generally meaning the Orthodox, strap-ons and any sort of strap-on sex would be considered taboo and would be frowned upon. "

venerdì 3 giugno 2011

Senza parole

mercoledì 1 giugno 2011

mercoledì 25 maggio 2011

La voglio anch'io!


Quando lo raccontavo alle mie amiche -ex compagne di liceo- erano incredule, o forse solo curiose di vedere coi propri occhi il mio nuovo acquisto; così un giorno le ho invitate a casa per un aperitivo. Una serata informale, a parte il mio diadema da principessa, birra e qualche antipasto da spizzicare fra una chiacchiera e l'altra. A servire c'era la mia sissymaid, l'oggetto di tante occhiate e risatine incredule. Quando dissi loro che dormiva chiusa nella gabbia rimasero a bocca aperta, allora iniziarono a capire che non era la recita di una sera. La conferma arrivò quando ordinai alla serva di alzare la gonna per mostrare le strisce viola delle cinghiate prese l'altroieri come punizione perché non aveva fatto bene le pulizie domestiche... allora le vecchie compagne di classe capirono che il mio carattere dispotico e capriccioso aveva trovato l'oggetto perfetto da plasmare e maltrattare. Marina volle immortalare la visione con tanto di fotografia da mettere su facebook a futura memoria.
Il giorno dopo Lara, quella a destra con gli stivali, mi chiama al telefono per chiedermi come ho fatto a trasformare un maschio in una docile ed ubbidiente camerierina perché anche lei ne vuole una così! "Dove la trovo? Ne voglio anch'io una così!"

Photo: Princess Kaly

martedì 3 maggio 2011

Pornografia sadomaso


Se ne parla poco, anzi niente. Ma con il passare degli anni la produzione ed il consumo di materiale che riproduce le pratiche bdsm, e come tale definibile pornografico, è in aumento esponenziale: racconti espliciti, disegni crudi, foto e video dettagliati.
Molti amanti del bdsm per piacere o per lavoro sono produttori o interpreti di questo materiale, quasi tutti credo ne usufruiamo in modo e misura diversa.
Questa marea di materiale porno/sadomaso contribuisce alla conoscenza e diffusione del bdsm... forum, siti, blog, torrent diventano veicoli di diffusione.
Rischiamo di abbandonare la pratica della vera relazione interpersonale per diventare spettatori dietro un monitor?
E' sadomaso tutto questo o piuttosto voyeurismo onanistico?

martedì 8 febbraio 2011

Patologia o differenziazione individuale?


(tratto da http://blog.libero.it/prodom/3524856.html)

Come medico mi trovo spesso a scambiare opinioni con psicologi clinici. Molti di essi mi hanno riferito che quando parliamo o scriviamo è necessario porre molta attenzione in quel che diciamo e, soprattutto, in come lo diciamo poiché, per molte persone, l’opinione del medico ha sostituito per importanza la religione per la sua capacità di influenzare le opinioni in campo sociale e gli stessi comportamenti.

Effettivamente, come la religione, la professione medica (e la psicologia in particolare) ha dato conforto e fornito una guida a molta gente...e, di converso, danneggiato altre persone. Anzi, proprio la psichiatria/psicoterapia, negli ultimi centotrent’anni di esistenza come branca della scienza medica, ha contribuito all’oppressione di donne, persone di colore, gay ed altri etichettandoli come esseri psicologicamente inferiori (nel caso delle donne e delle persone di coloro, per esempio) o mentalmente patologiche, come nel caso dei gay e di altre minoranze sessuali.

L’effetto della “patologizzazione” di certi gruppi è stato molto profondo. Teorie sull’inferiorità delle donne sono state usate per giustificare la loro esclusione dalle leadership in campo politico e finanziario; teorie sull’inferiorità delle persone di colore sono state usate per giustificare scelte politiche di chiaro stampo razzista.

Nell’area della sessualità, la psicologia è stata particolarmente “cattiva” ed ha giustificato dei trattamenti estremamente brutali verso coloro che sono stati cosiderati “sessualmente devianti”. Attraverso tutta la prima metà del ventesimo secolo le ragazze che avevano un “eccessivo desiderio sessuale” (per esempio coloro che si masturbavano regolarmente) erano considerate anormali ed in molti casi sono state soggette a clitoridectomia; fino al 1970 la gente gay poteva essere internata in strutture per la cura delle malattie mentali da parte dei loro genitori; ed anche oggi terapie come ‘elettroshock e la “castrazione chimica” sono considerate interventi psichiatricamente accettabili per le parafilie sessuali...tra le quali includiamo il feticismo, il masochismo sessuale, il sadismo sessuale, il feticismo trans ed altre pratiche vicine e care a coloro che hanno le mie stesse preferenze in fatto di vita privata.

Perchè la psicologia ritiene giusto e doveroso interferire in quello che è un comportamento sessuale consensuale negli adulti? Perchè etichetta ancora un simile comportamento come “malato”?

L’antropologista urbano e membro fondatore della LSM, Dott. Gayle Rubin ha descritto il modo in cui la società vede il sesso classificando i comportamenti sessuali o come appartenenti alla cerchia dei comportamenti “sexually charmed” o come comportamenti “al di fuori dei limiti”.

Fondamentalmente, alla società piace la stabilità e quindi il sesso deve essere convenzionale, possibilmente all’interno del matrimonio, monogamo, privato, non mercenario, procreativo e “vanilla”.

Alcuni amanti del BDsM, come posso essere io, violano anche tutte queste prescrizioni in un colpo solo! Se a questo aggiungiamo che, magari, appartengono ance a minoranze sociali (donne) o etniche (extracomunitari) allora il gioco è fatto e non è impresa da poco riuscire ad essere accettati anche all’interno della stessa comunità BDsM.

Secondo Rubin la società esprime il suo peggio quando, soprattutto nascosta dall’anonimato e dall’impunità che un monitor garantisce, tenta di “eradicare” o addirittura sopprimere coloro che rappresentano un comportamento che per i componenti di questa società è “fuori dai limiti”.

I metodi impiegati sono molti inclusa la disapprovazione con scusanti religiose o sociali, l’applicazione deviata di leggi o regolamenti che sono in realtà solo discriminazioni razziali...e la classificazione di persone o comportamenti come “malati” senza nemmeno definire prima cosa sia da considerare “sano”.

Consideriamo però più strettamente l’approccio psichiatrico: effettivamente le teorie sono cambiate. Ora la masturbazione è accettata, le donne possono avere pulsioni sessuali e, da pochi anni, anche l’omosessualità non è più una malattia mentale.

La domanda che viene naturale porsi in conseguenza di questo è la seguente: perché la psichiatria continua a patologizzare il BDsM e mantiene il suo contributo ad ammantare di vergogna, segretezza, isolamento (e conseguente perdita di autostima) la comunità BDsM?

Più concretamente essa giustifica: leggi che criminalizzano il comportamento BDsM, decisioni legali che negano la custodia legale di minori a persone appartenenti al BDsM, discriminazioni in materia lavorativa e sociale e tanto altro ancora. Ecco perchè ritengo fondamentale affrontare questo problema con forza e decisione. Dopo una intera vita di lotte, la comunità omosessuale, è riuscita a far declassificare la propria condizione dalle patologie. Lungo sarà ancora il cammino perchè la società accetti questa realtà ma, questa, è un’altra storia. Quanto i vorrà prima che anche la comunità BDsM riesca ad ottenere un trattamento similare?

Personalmente io non mi nascondo e tutti coloro che mi conoscono sanno delle mie abitudini in questo campo. Solo dopo una serie di minacce spiacevolmente serie ho dovuto oscurare il mio volto dalle foto che ho pubblicato e cambiare la provincia indicata nel mio profilo. Negli ultimi tempi ho speso un monte di ore parlando e confrontandomi con uno dei fondatori e direttore dell’IPG Counselling Institute for Personal Growth nel New Jersey/New York psychotherapy center. Questa persona da 19 anni lavora con due dozzine di terapisti che hanno a che fare con le minoranze sessuali.

In questo modo ho avuto la possibilità di toccare con mano come la psichiatria ha danneggiato la gente e come i cambiamenti nelle teorie psichiatriche e nella nomenclatura diagnostica hanno contribuito a positivizzare i cambiamenti sociali e personali. Io ho ancora vividamente in mente il ricordo di lesbiche e gay che sono stati pesantemente discriminati ed inviati alle strutture pubbliche di assistenza semplicemente in virtù delle loro preferenze sessuali. Conosco personalmente casi di elementi a cui è stata revocata la potestà sulla prole poichè erano, per definizione, disturbati mentalmente; ed altri che “per una minigonna indossata fuori servizio” hanno perduto il lavoro venendo considerati persone disonorevoli. Ma, più di tutto, ho il chiaro ricordo di un pesante bagaglio di vergogna e sensi di colpa che investiva (ed, in parte, ancora investe) degnissime e stimabili persone solo perchè lesbiche o gay! Persone stupende che consideravano se stesse “patologiche” e quindi inferiori al resto della società. Per fortuna noto, con grande piacere, lo sbocciare di fierezza ed autoaccettazione crescente in ogni nuova generazione di “discriminati sessualmente”.

Personalmente ritengo che questo processo possa anche acadere nei confronti della comunità BDsM ma è prima necessario che gli appartenenti a questo gruppo prendano coscienza di se e si accettino in toto per ciò che sono. Solo successivamente si potrà affrontare positivamente i professionisti della psichiatria.

Iniziamo con il Diagnostic and Statistic Manual of the American Psyciatric Association che è praticamente la bibbia della salute mentale. La quarta edizione di questo tomo ci considera dei “Parafiliaci”. Cosa significa questo? Che noi siamo mentalmente malati semplicemente per ciò che abbiamo nelle nostre fantasie. Non importa se poi lo mettiamo in pratica. Non importa come siamo ome persone nel resto della vita. Non importa come ci comportiamo in società o sul lavoro o in famiglia. Non importa se sotto ogni altro aspetto siamo “mentalmente sani”.

Il DSM IV non è particolarmente logico nella sua classificazione dei criteri diagnostici per le parafilie. Alcune definizioni sono assolutamente ridicole: si è un feticista, per esempio, se si viene eccitati dalla biancheria intima in seta ma non se si prova eccitazione dall’uso di vibratori; in quanto i vibratori sono fatti specificamente per un uso sessuale mentre la biancheria intima non lo è!

Altre definizioni sono semplicemente create per essere sia offensive che socialmente fuorvianti al tempo stesso: parte della definizione di sadico sessuale è “the person has acted on these sexual urges with nonconsenting person, or the sexual urges or fantasies cause marked distress or interersonal difficulty.”. Non l’ho tradotto proprio per evitare fraintendimenti. In altre parole: si è un sadico se rapisci e torturi qualcuno OPPURE se la/il propria/o compagna/o scopre che si hanno fantasie da dominante e per questo chiede il divorzio OPPURE si ci si sente in una situazione di stress perché si è stati avvisati che essere un sadico significa essere malati mentali!!!

Inoltre, come la Chiesa Cattolica, anche il DSM IV non pone nessuna distinzione fra fantasia e comportamento...ancora, la difinizione di sadismo sessuale ci dice solo che si devono avere “ricorrenti, intense eccitanti fantasie sessuali...in cui la sofferenza fisica o psicologica...della vittima (sic) è sessualmente eccitante..”.

Fra le altre cose, una definizione del genere include una percentuale talmente grande della popolazione da essere di fatto inapplicabile.

Al di la di queste incongruenze logiche, il problema più serio con la classificazione psichiatrica della maggior parte dei nostri comportamenti come parafilie è che non ci sono ragioni logiche o giustificazioni per considerare le parafilie delle “malattie” mentali nella vita reale. Mi chiedo: dov’è il problema o il danno per l’individuo o la società (anche nella sua accezione più ampia) al di la dell’offesa alla sensibilità individuale di alcune persone? Si potrebbe discutere con ragione degli abusi sessuali o di tutti i comportamenti non consensuali ma il BDsM è consensuale per definizione.

Perchè continuare questa caccia alle streghe proprio nei confronti del BDsM?

Ne parleremo nella prossima puntata.