Giovanni Monti. Santa Servetta Martire
05/06/08 > 20/06/08 - Roma
Nelle sere deserte, stese nelle tenebre delle tetre celle, vedete le stelle, eterne e fredde.
Fremete per le segrete pene, e per esse gemete, depresse dell'essere serve.
Crescete stente, neglette, nè serene nè leggere, perse.
Prese per le trecce, peste se men che perfette, leste nel precedere e rendere vere le pretese delle perverse eccellenze.
Prescelte per le vendette delle tremende streghe, genere senescente che perse le bellezze delle dee ve ne pretende ree e sente benessere nell'emettere sentenze.
Prendete le sberle delle grette megere, ne temete le estreme demenze, le ferree tendenze nell'essere severe.
Le vene prese nelle lente strette del serpente, stress che scende nel ventre e nere certezze nelle teste spente.
Nelle meste mense prendete sempre le resche del pesce, le mele e le pesche le prendete se c'è verme, le verze se secche, per sete spremete le erbe e bevete neve, mentre mescete the e fresche essenze per le merende e le cene delle elette.
Tessete tele plebee per mettere veste decente e pezze nel sedere.
Gente che crede nel bene: celebrerete le pene delle tenere servette?
Gente che crede nel bene: le eleverete per legge?
Gente che crede nel bene: nel mentre, se tenete delle belle servette, me ne vendereste tre?
Gio Coso
Giovanni Monti (Ancona 1956) vive e lavora a Bologna dal 1973. Autodidatta, il suo percorso di pittore e collagista prende le mosse dalla rielaborazione dei codici figurativi del surrealismo, sia pittorico che letterario, imprimendo a quest’ultimo un moto enigmatico e perturbante, una strategia di libere associazioni figurali fortemente connotate dal rebus visivo.
venerdì 16 gennaio 2009
Santa servetta martire
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