Si è altrove segnalata tutta la derisione insita nella sottomissione masochista, e la provocazione, la potenza critica, insita in questa apparente docilità. Semplicemente il masochista attacca la legge da un lato diverso. Chiamiamo umorismo non più il movimento che sale dalla legge verso un più alto principio, ma il movimento che discende dalla legge verso le sue conseguenze. Tutti conosciamo i modi di raggirare la legge per eccesso di zelo: è mediante la sua scrupolosa applicazione che si tende a mostrarne l’assurdità, e a suscitare precisamente quel disordine che si presumeva dovesse impedire o scongiurare. Si prende la legge in parola, alla lettera; non si contesta il suo carattere ultimo o primo; si fa come se, in virtù di questo carattere, la legge riservasse a sé i piaceri che ci vieta. Così, a forza di osservare la legge, di sposare la legge, si potrà gustare qualcosa di tali piaceri. La legge non è più rovesciata ironicamente, risalendo verso un principio, bensì raggirata umoristicamente, obliquamente, per approfondimento delle conseguenze. Ora, ogni volta che consideriamo un fantasma o un rito masochisti siamo colpiti fatto che la più stretta applicazione della legge ha l’effetto opposto a quello che normalmente era lecito attendersi (per esempio i colpi di frusta, lungi dal punire o dal prevenire un’erezione, la provocano, la garantiscono). E’ una dimostrazione di assurdità. Considerando la legge come processo punitivo, il masochista comincia col farsi infliggere una punizione; e in questa punizione scopre paradossalmente una ragione che l’autorizza, e perfino che gli comanda di provare il piacere che la legge era tenuta a impedirgli. L’umorismo masochista è il seguente: la stessa legge che mi impedisce di realizzare un desiderio sotto pena di una conseguente punizione è ora una legge che pone la punizione all’inizio e mi ordina di conseguenza di soddisfare il desiderio. Reik, ancora una volta ha analizzato con esattezza questo processo: il masochismo non significa piacere nel dolore e neppure nella punizione. Tutt’al più il masochista trova nella punizione o nel dolore un piacere preliminare; ma il suo vero piacere lo scopre dopo, in quello che l’applicazione della punizione rende possibile. Il masochista deve subire la punizione prima di provare il piacere. Sarebbe dannoso confondere questa successione temporale con una causalità logica: la sofferenza non è causa di piacere, ma condizione preliminare indispensabile alla venuta del piacere. “L’inversione nel tempo indica un’inversione di contenuto.[…] Il Tu non devi fare questo è stato trasformato nel Tu devi fare questo. […] Una dimostrazione dell’assurdità della punizione viene ottenuta mostrando che una tale punizione per un piacere proibito condiziona precisamente questo stesso piacere”. Questo procedimento si riflette nelle altre determinazioni del masochista – disconoscimento, sospensione, fantasma – che formano altrettante figure dell’umorismo. Ecco allora che il masochista è insolente, per ossequiosità, ribelle per sottomissione: in breve, è l’umorista, il logico delle conseguenze, così come l’ironista sadico era il logico dei principi. (Gilles Deleuze, Il freddo e il crudele, SE 1996, pp.95-99)
sabato 17 settembre 2016
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