mercoledì 26 ottobre 2011

Bicicletta SSC? Da rottamare.



Per quanto mi riguarda SI,
il SSC -Sano Sicuro Consensuale- è un vecchio catorcio arrugginito da rottamare o che nel migliore dei casi può andare in cantina accanto allo slittino di legno.

SSC serve alla 'casalinga di Voghera'?
Per le persone comuni che non conoscono il bdsm il problema non si pone, se non sanno cosa sia BDSM tanto meno conosceranno il SSC; peraltro il giudizio dell'uomo della strada mediamente è anche piuttosto tollerante ed evoluto, lasciando a ciascuno libertà di praticare quello che più piace nella propria intimità; se invece qualcun'altro mi considera un malato quando gli dico che mi faccio frustare, questo non cambierà certo idea se gli dico che lo faccio in modo SSC!

SSC serve ai tribunali?
Nel contesto normativo giuridico e nelle sentenze dei magistrati non credo che si parli esplicitamente di SSC al fine di discernere e sentenziare colpevole da innocente.

SSC serve ai giornalisti?
Il concetto SSC raramente è passato sui mezzi di comunicazione di massa che saggiamente parlando di sadomasochismo -visto che anche l'acronimo BDSM è ostico e poco usato- richiamano il più delle volte solo il "gioco consensuale".
Quindi fuori dal mondo dei praticanti bdsm si evidenzia solo il concetto di consensualità, omettendo quasi sempre il sano ed il sicuro: questo anche perché sui (tele)giornali si parla di bdsm quasi sempre per tragedie come quella recente di Roma ed in questi casi parlare di pratica sana e sicura non avrebbe senso, sarebbe una stridente contraddizione in termini smentita dal fatto avvenuto.

SSC serve ai praticanti BDSM?
Secondo me non serve recitare il mantra del SSC come un rosario sadomaso, perlomeno credo che a me non serva: perché io sono tenuto a rispettare le leggi dello stato italiano, perché ogni mia azione quotidiana, anche quando mi faccio un caffè con la moka, è improntata al buonsenso ed al rispetto (del prossimo oltre che di me stesso) e guidata da responsabilità e senso morale.

Il patentino SSC non capisco a cosa mi serva quando faccio BDSM.
Io salgo e scendo le scale in modo SSC, attraverso la strada SSC, respiro e bacio in modo SSC, vado in auto rispettando il SSC, quando cammino e gioco a golf lo faccio in modo SSC, uso internet e forum in modo SSC, nuoto al mare e faccio escursionismo in montagna rispettando il SSC...
ma è implicito che lo faccio in modo sano sicuro consensuale, non ho bisogno di ripeterlo e scriverlo ogni volta!

Ogni mia azione quotidiana è, o dovrebbe essere, SSC.
Normalmente.
E il BDSM per me è normalità e come tale è implicito che venga praticato in modo lecito.

Il modulo SSC da compilare è utile come chiedere ai compagni di viaggio in treno di firmare il consenso al trattamento dei dati sulla privacy prima di fare quattro chiacchiere con loro... suvvia!

Sbandierare il SSC credo sia anche mostrare una grande insicurezza, come dire di punto in bianco ad uno sconosciuto: "Sa, io non sono un malato pericoloso delinquente".

Perché devo discolparmi di cose che non mi appartengono?

Credo che con il SSC i praticanti BDSM si siano rinchiusi in un ghetto che forse in passato aveva un'utilità difensiva ma oggi è anacronistico e controproducente perché il concetto ssc parte dal riconoscimento sotteso che le pratiche sadomasochistiche non siano né sane, né sicure né consensuali.

Credo che il SSC sia una scorciatoia assolutoria con la quale si cerca di legare A PRIORI ogni pratica bdsm etichettata ssc alla liceità e bontà della stessa.
il fatto non è tanto scontato: che il mio bdsm sia sano, sicuro e consensuale non serve a nulla che io lo dichiari a priori, piuttosto lo devo dimostrare ogni volta nei fatti... e questo vale per il gioco bdsm come per la guida della bicicletta... per dimostrare che guido SSC l'unico modo è non cadere per terra, non avere incidenti;
l'etichetta SSC aprioristica quando io non sapessi guidare la bici o fare sadomaso può diventare pericolosa perché mi autorizza a trascurare la costante e sistematica applicazione del buonsenso, perché a priori io guido ssc...

ma l'unica certezza avviene A POSTERIORI:
ho guidato la bici SSC quando non sono caduto per terra.
Ho fatto sadomaso SSC quando non ho causato incidenti.

Noi sadomasochisti non abbiamo una Costituzione diversa dagli altri cittadini: dunque a decidere sulla liceità e bontà delle mie azioni, tutte le azioni nessuna esclusa, non è un patentino SSC che mi rilascio da solo o con l'avvallo di una fantomatica 'comunità bdsm' ma ci sono le leggi dello stato che giudicano i miei atti.

Possiamo riporre quel buffo aggeggio dell'SSC in cantina insieme alle manette col peluche rosa e preoccuparci di insegnare le pratiche sicure per giocare e divertirsi senza farsi (troppo) male?
Forse è meglio.

mercoledì 12 ottobre 2011

Il giuoco delle perle di vetro
di Hermann Hesse





Nel romanzo piuttosto enigmatico che Hermann Hesse pubblicò in Svizzera nel 1943 col titolo Il giuoco delle perle di vetro, incontriamo il nome di Castalia fin dalle prime righe. Esso designa, nello stesso tempo, un luogo, una cittadella, ma anche un’organizzazione utopica. È, insieme, spazio e legame sociale, che tendono a coincidere.
Le vicende del romanzo sono ambientate nel 2400 e Castalia, pur essendo la sede in cui si compiono i riti degli iniziati al gioco delle perle di vetro, è anche la meta irraggiungibile (perché la meta – insegnano i romanzi di Hesse – è sempre l’inizio) alla quale tendono anche i Pellegrini d’Oriente di un racconto coevo, intitolato Il pellegrinaggio in Oriente, ambientato in Ticino (precisamente a Morbio Inferiore).

Castalia, il luogo in cui gli iniziati al gioco delle perle di vetro risiedono, è avvolto in un alone di utopia e, dal punto di vista letterario, è la contaminazione di alcune suggestioni letterarie (come per esempio la «provincia pedagogica» di Goethe) e la proiezione di un desiderio ideale, che ha come aspetto positivo il concretizzarsi di una pratica basata sul gioco – un gioco fantastico, ma non caotico, basato su ferree regole matematico-musicali – che è il gioco della scrittura. Castalia è il luogo dove gli iniziati al gioco tengono viva la memoria culturale, chi semplicemente combinando le perle-idee secondo la tradizione, chi invece dando vita ad accostamenti nuovi.

Dal punto di vista della genesi storica del romanzo di Hermann Hesse, Castalia (che letteralmente vuol dire Paese di castità) si contrappone alla Germania nazista simbolo di barbarie; ma nelle intenzioni dell’autore è l’Oriente, è il «Dappertutto e l’In-nessun-luogo», è la proiezione utopica di quei valori spirituali, dove gli opposti convivono, dove, mediante il gioco (l’elemento rituale) e l’invenzione (l’elemento creativo) si può compiere la via per sentirsi parte di un ordine cosmico.

Il protagonista del romanzo Joseph Knecht, studiando la storia, si accorge che Castalia e il gioco delle perle di vetro sono destinati a scomparire, tanto grande è il contrasto fra il mutevole mondo esterno e il perfetto ma statico mondo di Castalia. Così come Knecht ritiene quindi necessario inserire Castalia nel mondo (...)

Testo tratto da www.castalia.ch/casa/hesse.htm
Illustrazione di http://levyrasputin.deviantart.com

Qui c'è il PDF con il testo completo anche se consiglio la lettura del vecchio caro libro fatto di carta e inchiostro.

Le genou de Claire


LE GENOU DE CLAIRE
Regia: Eric Rohmer; interpreti: Jean-Claude Brialy (Jérôme), Aurora Cornu (Aurora), Laurence de Monagham (Claire). Origine: Francia. Anno: 1970. Durata: 105 mn.

Jérôme sta per sposarsi. Passa le sue ultime vacanze da scapolo ad Annecy. Al lago, si scopre sensibile al fascino di una giovane, Claire. Prova il desiderio irrefrenabile di toccarle le ginocchia. Il quinto episodio dei Contes moraux gira tutto intorno ad una curiosa ossessione anatomica. Perché le ginocchia ? È proprio la modestia dell'oggetto del desiderio – né il più nascosto né inaccessibile d'un corpo, non il più cantato dai poeti – a sottolineare tutti i pudori e i limiti che Jérôme mette a se stesso. E come proprio questi limiti, impongano alla sua mente un continuo esercizio atletico per scavalcarli senza essere disarcionati dal proprio superIo.